Cycles |
Erika Dagnino - Stefano Pastor. Cycles a cura di Anthony Barnett |
...un testo letterario indubbiamente originale, evidenzia l'assidua ricerca della bipolarità di linguaggio, una contiguità sostanziale di due 'sonorità' espressive... G. Miano, Alcyone 2000, Quaderni di Poesia e di Studi Letterari, marzo 2008
Due artisti, due linguaggi, due creazioni, due forme d'arte e…un'unica visione. Essi stessi sono una forma d'arte. Sono il messaggio di apertura del prodotto d'arte, capace di coinvolgere direttamente il fruitore nella propria creatività e partecipazione, costringendolo, quasi, ad essere parte attiva del fatto artistico . . . In una simbiosi perfetta, i due artisti, calati nella realtà contemporanea, fautori di un'avanguardia certamente radicale, danno vita ad una realizzazione ampiamente creativa in cui parole, musica e immagini interiori si fondono in un connubio perfetto di espressività artistica. . . .
Dino Plasmati, jazzitalia.net, dicembre 2007 http://www.jazzitalia.net/recensioni/cycles.asp
“. . . non voce e strumento, ma netta distinzione tra la pagina scritta e le note. Un testo che, beckettianamente “nega” il soggetto, flusso di sensazioni alla ricerca disperata di un “io” consistente, un violino che insegue con “quieta disperazione” per dirla con Waters, le medesime piste senza tracce delle parole. Impervio e bello, mai faticoso all’ascolto.” Guido
Festinese, Alias – Il
Manifesto – anno
X n.44, sab. 10 novembre 2007
Erika Dagnino porta al progetto un senso musicale forte, peraltro già rilevabile nella sua produzione letteraria, ma che programmaticamente non cerca una sintesi con le lunghe suite coltraniane di Pastor. Quello che insieme realizzano è un montaggio parallelo, in cui ai sofferti intagli di Pastor nella materia musicale si accostano i testi di Erika Dagnino in forma scritta e non (banalmente) recitata; ne consegue che l’autore di tale montaggio può essere soltanto il lettore-ascoltatore. L’esperimento della lettura è stimolante, con momenti di sintonia fra parola e suono musicale, e altrettanti allontanamenti e disaccordi fra una parola che si arrotonda nell’allitterazione o scandisce sé stessa nella rima interna e un suono “stellare” che si sfrangia e si lacera secondo modalità non ricorsive. Luca Bandirali, cinema.it, 23-11-07
“. . . opera per "voce interiore, strumenti musicali e oggetti", che ha la forza, sia nella musica del violinista Stefano Pastor sia nelle liriche impresse nel booklet di Erika Dagnino, una poetessa originale, poco in sintonia con le correnti contemporanee. La sua è la "voce interiore" del sottotitolo, infaticabile nel dare spunti ed accenti alla musica con parole che si pongono in relazione a questa da un punto di vista inedito ed inusuale: semplicemente face to face, lasciando al fruitore il compito di scegliere il come leggere/ascoltare quello che il CD offre.”
Cosimo Parisi – www.musicboom.it – Giugno 2007
“. . . Cycles è un'opera multimediale, quindi, in cui espressione e discorso sull'espressione, suono e discorso sul suono, si intersecano, in un susseguirsi di piani fruitivi in cui vista e udito, ricezione e ragionamento, sono speculari: l'arte,
nel suo farsi, discorre dichiaratamente su se stessa.”
Claudia
Salvatori – FertiLILInfe – Estate 2007
“. . . Cycles è un progetto musical-letterario che interpellerà i più curiosi, rivolgendoli verso altri orizzonti culturali fatti di ricerche, di indagini e di inquietudini in quanto all’oggetto culturale, la sua forza e la sua energia.”
Sabine
Moig – Jazzosphere, Francia – October 2007
“E adesso qualcos’altro. Si tratta veramente di un disco diverso. (…) La musica è stata creata sui versi di Erika Dagnino, che sono anche tradotti in inglese e conferiscono forza ed energia a tutto il lavoro. La produzione è sempre innovativa e ambiziosa. Certamente l’improvvisazione radicale fa sempre parte del jazz, ma questo disco non è facile da classificare. Si tratta di una specie di “caos musicale organizzato”.(…) Questo cd fa parte di quella categoria di dischi che dividono le opinioni; è materia difficile. Un disco fatto senza pregiudizio, che comunque certamente non impedirà al pubblico di trovare questo cd interessante.”
Jouko Kirstila – Jazzrytmit n. 4, Finlandia – June 2007
“… All’ascoltatore resta il compito, ma non il dovere, di rintracciare i nessi tra improvvisazione, composizione e parola scritta, di scandagliare il libretto e avvicinarsi al peculiare modus operandi del duo, dettagliatamente illustrato nelle partiture-poesie che accompagnano il disco. Forse addentrandosi nei versi contorti della Dagnino, nei flussi di coscienza privi di punteggiatura e nelle violente allitterazioni, chi ascolta avrà la possibilità di scovare ulteriori significati e prospettive inedite…”
Luca Canini – All About Jazz Italia, Ottobre 2007 http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=2153
“...La poesia è spesso affascinante e reca qualcosa di difficile da comprendere, ma io trovo che lavori bene con la musica sul disco, egualmente affascinante e difficile (...) Erika Dagnino pone due brevi citazioni da Samuel Beckett all´inizio del booklet, non posso pensare a una migliore fonte di ispirazione per le cose che si sviluppano in
questo disco e nei testi che lo accompagnano“. Down
Town Music Gallery (USA) - October 2007
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