Narcéte

 

ERIKA DAGNINO/GEORGE HASLAM/STEFANO PASTOR/STEVE WATERMAN

 

Narcéte (Slam 542; UK)

 

Erika Dagnino - voice & poetry, Stefano Pastor on violin & double bass,

 

Steve Waterman on trumpet and George Haslam on baritone sax & tarogato.



...splendida avventura tra spoken word e improvvisazione in 10 tracce!


Dick Metcalf - Zzaj Productions (USA) issue 133 - June 2013

 

 

...splendid 10-song spoken-word and improv adventure!


Dick Metcalf - Zzaj Productions (USA) issue 133 - June 2013


 

Opera poetica “Narcéte”, che l'autrice declama, con 'voce bella, forte e chiara' (come l'ha definita Peter Brötzmann).
Un febbrile ed efficace insolito quartetto. Dove son furori fine sessanta, quelli che si materializzano.
L'Africa sognata/bramata, dal fondo d'un ghetto americano. Non tralasciando silenzi, balbettamenti avant, incursioni contemporanee 

e ruggini blues. Terra fra le dita, cielo negli occhi. Notti e lampadine penzolanti. 
Dice: "la pozzanghera sembra un lago...". Ti ci puoi perdere. Con urgenza ed amore.


Marco Carcasi , Kathodik, April 2013, Italy

 

 

It is a poetic work, this “Narcéte” declaimed by the beautiful, strong and clear voice (as described by Peter Brötzmann) of the author.

A frenzied, efficient and unusual quartet. Where are materializing late Sixties' fervors. The Africa dreamed/wished, from the bottom of an

American ghetto. Not omitting silences, avant-style mumbles, raids of contemporaneity, old blues memories. 

ground between the fingers, sky in the eyes. Nights and hanging light bulbs. She says: "The puddle looks like a lake..." You can get lost inside.

With urgency and love.


Marco Carcasi , Kathodik, April 2013, Italy

 

 

Erika Dagnino è una poetessa e performer genovese che insieme a Stefano Pastor conduce una ricerca in ambito musicale che fonde,

in un'unica anima creativa, poesia e jazz, parole e note, in quello che si potrebbe definire come un cammino d'introspezione tra suono,

silenzio e significati interpretabili. 
In Narcéte sono affiancati dai musicisti inglesi Steve Waterman e George Haslam e danno vita a dieci passaggi dalle forti connotazioni

cameristiche e sperimentali, artisticamente affascinanti e nelle quali si avverte forte la  voglia di abbinare atmosfere contrastanti ed equilibri

timbrici. Intenzioni chiare già nella prima traccia, dove si innesca una sorta di rincorsa tra fiati e violino che si conclude tra i versi che 

descrivono situazioni immaginarie e idee astratte enunciati dalla Dagnino. La musica proposta difficilmente prende forma in maniera lineare, 

e anche quando ciò avviene, come in "Chant II," s'avverte la voglia di destrutturare ogni certezza acquisita, mentre sono diversi i passaggi

ostici e melodicamente inospitali, come la stridente "Chant IV". 
Un lavoro nel suo complesso molto interessante, al quale va dato il giusto grado di attenzione e verso il quale bisogna avvicinarsi con 

mente libera e pronta ad accogliere significati distanti dalle consuetudini. 


Roberto Paviglianiti , All About Jazz Italia, February 2013

 



Erika Dagnino is a poet and performer Genoese with Stefano Pastor conducts research in the field of music that combines, in one creative soul,

jazz and poetry, words and notes, in what could be described as a journey of  introspection between sound, silence and interpretable meanings.

In Narcéte are joined by British musicians Steve Waterman and George Haslam and give life to ten passages with strong connotations chamber

and experimental, artistically fascinating and in which you feel a strong desire to combine contrasting atmospheres and timbral balance.

Intentions clear already in the first track, where it triggers a sort of spiral between horn and violin ending between verses describing imaginary

situations and abstract ideas enunciated by Dagnino. The music offered hardly takes shape in a linear fashion, and even when this happens, 

as in "Chant II," especially felt the desire to deconstruct all certainty gained, while there are various steps melodically difficult and inhospitable, 

as the striking "Chant IV ".
A very interesting work as a whole, which must be given the right level of attention and to which we must approach with an open mind 

and ready to welcome meanings far from the usual.


Roberto Paviglianiti , All About Jazz Italia, February 2013

 

 

 

Erika Dagnino in dieci “chants”(…) possibilità espressiv(a) da ricondurre nel magmatico alveo delle note afroamericane, ambito espressivo aperto a tutte le declinazioni possibili. La voce di Erika Dagnino (…) è secca e declamante (in inglese), non voce di canto. La sua opera poetica Narcéte suddivisa in dieci “chants”è avvolta, trasfigurata, trafitta e accompagnata da una formazione eccellente con il violino e il basso di Stefano Pastor, abile anche nel trattamento elettronico dei suoni , la tromba di Steve Waterman, sax e tarogato di George Haslam.

 

Guido Festinese , Alias – Il Manifesto – 26 gennaio 2013, Italy

 

   

The sonically intense Narcéte is a multi-disciplinary collection of chants released by four artists of the avant-garde. This quartet uses an odd combination of instruments to weave their contrapuntual sonorities into a conceptual blanket of sound. The spoken-word artist, Dagnino, has had her poems translated into English for this special recording. Dagnino words-painting juxtaposes her stimulating poems with the fast-paced, yet subtle interactions of the ensemble. Phrases like 'rat poison' and 'unhappy people' reveal a humble author whose poems are not created to be brilliant literature but do create an overwhelming effect when mixed with the ensemble. However, the topical nature of each poem stretches the imagination into areas of religion, mortality and androgyny (...) The ensemble usually find itself in a very fast-paced improvisations that are frequently tonally-centered in some way, but allow the instruments to venture out. Chant III introduces a bass line that appears to be walking, and an adventurous trumpet language that suggests bebop, but the music often derives as much of its influence from Western Art Music as it does anything else. The timbre of the tarogato is very coarse and almost sounds like a plastic saxophone, but the effect is awe-inspiring and creates just the right temperament of the performance (...) One hight spot comes when the word 'mortality' in Chant VII leaves the listener hanging on the edge before painting a macabre, yet somehow actractive, vision of a thunderstorm where 'Love is drowned with martyr fingers'.  

Dustin Mallory - Cadence (USA) - December 2012  

 

 

 

Narcéte, lavoro di notevole intensità sonora, è una raccolta multidisciplinare di canti composti da quattro artisti di avanguardia. Questo quartetto unsa una inusuale combinazione di strumenti per intessere le loro sonorità contrappuntistiche all'interno di un concettuale tessuto di suono. L'artista spoken-word Dagnino ha tradotto le sue poesie in inglese per questa particolare registrazione. Il dipinto letterario di Dagnino giustappone le sue stimolanti poesie alle frenetiche, e nondimeno sottili, interazioni dei musicisti. Espressioni come 'rat poison' e 'unhappy people' rivelano un autore umile i cui versi tendono non ad una brillantezza solipsistica quanto ad un travolgente effetto in unione con la musica. In ogni caso la topica natura di ogni lirica estende ad ambiti religiosi, di mortalità e androginia (...) Il gruppo strumentale trova se stesso in improvvisazione assolutamente frenetiche che frequentemente hanno un proprio centro tonale in qualche modo, ma permettono agli strumentisiti di avventurarsi al di fuori di esse. "Chant III" introduce una linea di basso che si qualifica come walking con un avventuroso fraseggio della tromba che evoca il bebop ma spesso la musica deriva tanto dall'influenza della tradizione euro-colta quanto da qualunque altra fonte. Il timbro del tarogato è molto aspro e quasi suona come un saxofono di plastica ma l'effetto è impressionante e crea il giusto clima per la performance (...) Uno dei punti salienti si ha quando la parola "mortality" in "Chant VII" lascia l'ascoltatore appeso a un filo prima di tratteggiare una macabra, nondimeno attraente, visione di un temporale in cui 'L'amore è un annegato con dita da martire'.

 

Dustin Mallory - Cadence (USA) - December 2012 

 

 

A sequence of poems by Erika Dagnino translated into English makes up the thread of this album (...) the entry of tarogato (soprano sax like indeed) and doublebass evocate the playing of Giuffre-Rogers (maybe with Ralf Peña?) althought the interplay is here more thick and biting (...) within a consistent corpus emerge especially Chant VI (...) IX e X (quite coarse the last one). The poems are inserted within this tangle, usually caracterized by strong internal balancement, as something inclined to lead back into more defined lands...  

 

Alberto Bazzurro - Musica Jazz - January 2013  

 

 

Un gruppo di poesie di Erika Dagnino traslate in inglese costituisce il tessuto connettivo di quest'album (...) l'ingresso di tarogato (molto sopranistico) e contrabbasso in Chant III genera reminescenze non poco à la Giuffre-Rogers (con Ralf Peña?) pur in un interfacciarsi più fitto e increspato (...) entro un corpus omogeneo si segnalano in special modo Chant VI (...) IX e X (non privo di asperità l'epilogo). Gli inserti poetici si insinuano entro queste maglie, generalmente in possesso di solidi equilibri interni, come qualcosa che tende a ricondurre il tutto entro steccati più definiti...

 

Alberto Bazzurro - Musica Jazz - January 2013 

 

 

Il connubio tra jazz e poesia si ricompone in Narcéte, un lavoro frutto della collaborazione tra
la scrittrice Erika Dagnino, non nuova a simili esperienze, e i musicisti Stefano Pastor,
Steve Waterman e George Haslam. La parola (in inglese, ma il libretto riporta la traduzione)
si aggancia alle musiche e viene trascinata in un vortice sonoro che ne trasfigura senso, ritmo,
prosodia. Suoni puntuti e urticanti accompagnano l'ascolto in un percorso non facile, ma in cui,
nel giusto stato d'animo, ci si può abbandonare. Inquieto.


Giulio Cancelliere -Silenziosa(mente)- December 26, 2012

 

 

The combination of jazz and poetry comes together in Narcéte, work collaboration between the writer Erika Dagnino, not new to such experiences, and musicians Stefano Pastor, Steve Waterman and George Haslam. The word (in English, but the book shows the translation) is hooked to the music and is dragged into a vortex of sound that transfigures sense, rhythm, prosody. Sounds pointy and stinging accompany listening in is not easy, but in which, in the right frame of mind, you can leave. Restless.  

Giulio Cancelliere -Silenziosa(mente)- December 26, 2012

   

 

...a fascinating work, sometimes disturbing...

 

Ghighi Di Paola - Battiti, RAI Radiotre - November 14, 2012  

   

 

...un lavoro affascinante, a volte inquietante...  

Ghighi Di Paola - Battiti, RAI Radiotre - November 14, 2012

   

 

Italian Erika Dagnino, an intense jazz poet, uses written images that include stark contrast, like chromosomes and sea rocks. Her spoken-word is articulated with a bright pungency that bites into language. Dagnino’s new CD is Narcete (SLAM Productions).  

Katie Bull, The New York City Jazz Record, Voxnews,  New York October 2012

 

In Narcéte is shown a careful sequence of words, sounds and silences, in a contrast in which neither of the two arts that form this work - music and poetry - seems to be subjugated by the other, strengthening, in this way, the consacration of an organic body characterized by its own strong creative peculiarity. The album - conceptual in its nature - offers a lot of simultaneous meanings, not matter if they come from words or musical notes, from a metaphor or a jazz chord, letting the naturalness of the improvisation and the elusion of prearranged structures to share the space with the thought inside the writing and the poetry in its own fullness. As the musical notes, which can take relative meanings dipending on the different listeners, the words emerging from a poem gain different meanings subject to the character and the sensitivity of the readers as well. So Narcéte takes an unusual level of creative credibility and undeniable expressive authority, thanks to three excellent improvisers and to the the author of the poems' voice (...) Narcéte is an avant-gard expression within the multidisciplinary art. A work destined to become an essential opera for who - in the time to come - will examine in depth the history of the relationship between jazz and poetry of our times.  

Sergio Piccirilli - El Intruso (Argentina) - October 11, 2012    

 

 

In Narcéte si osserva un'attenta successione di parole, suoni e silenzi, in un contesto in cui nessuna delle discipline artistiche che animano l'opera - musica e poesia - sembra sottomettersi all'altra, rafforzando, in tal modo, la consacrazione di un corpo organico di lavoro caratterizzato dalla propria forte libertà creativa. L'album - di insito carattere concettuale - propone una gran quantità di significati simultanei, non importa se provengano da parole o note musicali, da una metafora o da un accordo jazz, lasciando che la spontaneità dell'improvvisazione e l'elusione di strutture prestabilite condividano lo spazio con il pensiero nella scrittura e la poesia nella sua pienezza. Similarmente alle note musicali che, in base a chi e come vengono ascoltate, assumono attributi relativi, le parole che emergono da un poema acquistano significati che sono soggetti al temperamento e al grado di comprensione del lettore. Di conseguenza Narcéte, potendo contare su tre improvvisatori esimi e sulla voce dell'autrice dei testi, assume un inusuale grado di credibilità creativa e un'innegabile autorità espressiva (...) Narcéte è un'espressione d'avanguardia nell'arte multidisciplinare. Un lavoro che, al di là delle valutazioni estetiche circostanziate, è destinato a divenire un'opera imprescindibile per coloro i quali - nelle epoche a venire - vorranno indagare la storia del legame tra jazz e poesia del nostro tempo.  

Sergio Piccirilli - El Intruso (Argentina) - October 11, 2012   

 

 

The instrumentalists let mixing up their impulses, go down to mellow blueses or embitter their breath. And in any case, they take care to respect the peculiar poetry of Erika Dagnino.  

Luc Bouquet - Le Son du Grisli (FR) - October 2012  

   

Gli strumentisti si lasciano andare a mescolare i loro slanci, a declinarsi in  blues languidi o a inasprire i loro respiri. E, in ogni caso, badano a rispettare la peculiare poesia di Erika Dagnino.  

Luc Bouquet - Le Son du Grisli (FR) - October 2012 

   

Il jazz ha suggerito alla sensibilità ed alla cultura dei nostri tempi, una lunga serie di rovesciamenti di prospettive e di valori. Fra i tanti esempi possibili c'è quello dell'uso della voce umana. Fin dalle origini, ancor prima di Louis Armstrong, la pratica dell'improvvisazione scat aveva trasformato puri e semplici fonemi in stralunata poesia. In qualche maniera il jazz ha quindi  riportato la poesia stessa alla sua natura primordiale di fenomeno orale, e musicale, prima ancora che scritto. Molti artisti hanno lavorato su questa suggestione. Per tutti citeremo Jack Kerouac, senza tuttavia dimenticare gli infuocati reading di Amiri Baraka.Su questi sentieri si muovono, già da anni, i genovesi Erika Dagnino, poetessa e performer, e Stefano Pastor violinista e polistrumentista (ma il suo violino ha spesso il respiro degli strumenti a fiato). Narcéte è l' ultima tappa della loro ricerca (Slam Production). Con loro in questo cd suonano anche due musicisti inglesi: il trombettista Steve Waterman e George Haslam, che improvvisa con il sax baritono ed il tarogato. Non è un reading in senso stretto. Non è la lettura di un testo commentata da una musica. La voce e i versi della Dagnino, sono invece parte essenziale di un ardente e radicale percorso di improvvisazione, nel quale non esistono gerarchie di sorta. Potremmo dire che Narcéte è un lungo racconto dalla trama sottile, l'evocazione di paesaggi e solitudini indicibili, la memoria di ferite antiche che bruciano e sanguinano tanto nella musica quanto nella voce della Dagnino. Si sente la storia del jazz sperimentale in Narcéte. Ma anche, e soprattutto il vento del blues. Un'arte che raccontava (e racconta), lo sradicamento, l'indeterminatezza, la precarietà di ogni esistenza.  

Marco Buttafuoco, L'UNITA', 22 ottobre 2012 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 18)  

 

 

 Jazz has suggested that the sensitivity and culture of our times, a long series of reversals of perspectives and values. Among the many examples is possible that the use of the human voice. From the beginning, even before Louis Armstrong, the practice of improvisation scat had turned pure simple and phonemes in bewildering poetry. Somehow jazz has therefore reported the poem itself to its primordial nature of oral phenomenon, and music, even before written. Many artists have worked on this suggestion. For all quote Jack  Kerouac, without forgetting the fiery reading of Amiri Baraka. Of these paths move, for years, the Erika Dagnino, poet and performer, and violinist Stefano Pastor and multi-instrumentalist (violin but his breath often has the tools to breath). Narcéte 's the last stage of their research (Slam Production). With them in this cd also play two English musicians: trumpeter Steve Waterman and George Haslam, who improvises with baritone sax and Tarogato. It is not a reading in the strict sense. It is not the reading of a text commentary by music. The voice and the verses of Dagnino, are an essential part of an ardent and radical path of improvisation, in which there is no hierarchies of sorts. We could say that is a long story Narcéte the plot thin, the evocation of landscapes and unspeakable loneliness, the memory of wounds old that burn and bleed so much in the music as the voice of Dagnino. You can feel the history of jazz experimental Narcéte. But also, and especially the wind of the blues. An art that told (and told), the eradication, indeterminacy, the precarious nature of all existence.  

Marco Buttafuoco, L’UNITA’, October 22, 2012 published in the National edition (page 18)

   

 

Album tutt’altro che facile questo che vede impegnata la poetessa Erika Dagnino accanto ad un gruppo di musicisti d’avanguardia come il violinista Stefano Pastor (qui anche al contrabbasso) e i due inglesi, George Haslam al sax tenore ed al tarogato e Steve Waterman alla tromba. Come spesso accade quando si incontrano versi e note, il risultato è sicuramente straniante per chi non è abituato a questo tipo di espressione, anche se spesso viene raggiunta una qualità alta. E’ il caso di questo album che presenta però una certa particolarità. Spesso, in operazioni del genere, si nota una stretta interdipendenza tra testi e musica nel senso che gli unici non potrebbero vivere senza l’altra e viceversa. Qui il discorso è diverso: come nota acutamente Gennaro Fucile nelle note che accompagnano il CD, le due componenti vivono di luce propria e potrebbero benissimo esistere da sole, senza però che ciò incida sulla compattezza e omogeneità dell’album. Lei, la Dagnino, è artista oramai pienamente affermata grazie ad una poetica del tutto personale che la allontana dal convenzionale e che le ha permesso di collaborare fruttuosamente con altri jazzisti quali lo stesso Pastor, Andrea Rossi Andrea, il pianista e compositore americano Chris Brown…; in questa occasione declama i suoi versi in inglese dando loro ancora maggiore musicalità. Il lato musicale è abilmente coperto dal trio che disegna uno sfondo sonoro su cui si staglia la voce della poetessa; i tre si muovono con assoluta libertà improvvisando continuamente in un gioco di continui rimandi che vengono colti e amplificati con sonorità assolutamente inusuali data la composizione particolare del trio stesso. Così mentre Stefano Pastor adopera il suo strumento in modo assolutamente non accademico, le ance di Haslam esplorano soprattutto i registri gravi mentre la tromba di Waterman si incarica di richiamare in qualche modo una certa liricità di fondo.  

Gerlando Gatto , A proposito di Jazz, Italy ottobre 2012  

 

 

Album not easy this which involves the poet Erika Dagnino next to a group of avant-garde musicians like violinist Stefano Pastor (here also the bass ) and two Englishmen, George Haslam on baritone sax and the Tarogato and Steve Waterman to trumpet . As often happens when you encounter verses and notes, the result is certainly alienating for those not used to this kind of expression, even though it is often achieved a high quality. It 's the case of this album, however, presents some peculiarities. Often, in such operations, there is a close connection between text and music in the sense that the only could not live without the other and vice versa. Here is a different matter: as perceptively observes Gennaro rifle in the notes to the CD, the two components are living with their own light and may very well be on their own, without this affecting the compactness and homogeneity of the album. She, Dagnino, is now fully established artist thanks to a poetics of all personnel away from the conventional, and that has allowed us to collaborate fruitfully with other jazz musicians such as the Pastor, Andrea Rossi Andrea, the American pianist and composer Chris Brown ... and on this occasion she declaims her verses in English, giving them even greater musicality. The musical side is cleverly covered by the trio that draws a background sound on which stands the voice of the poet, the three move with absolute freedom continually improvising in a game of references that are picked up and amplified sounds very unusual because of the particular composition the trio itself. So while Stefano Pastor uses his instrument in a completely non-academic mode, reeds of Haslam explore especially the lower registers while the trumpet of Waterman is in charge of calling in some way a certain lyricism background.  

 

Gerlando Gatto , A proposito di Jazz, Italy october 2012

   

 

This Anglo-Italian quartet presents its version of improvised jazz with poetry. The Italian side comes from poet and writer Erika Dagnino -  who recites her poems in English - and violinist and double bassist Stefano Pastor. Their English partners are veteran improvisers and frequent collaborators, saxophonist George Haslam and trumpeter Steve Waterman. This recording features a happy marriage between the serious, orderly and expressive reciting of the poems and playful, instrumental improvisations. None is being subjected to the other—there is enough room for equal contributions from Dagnino and the musicians with overall respect and organic interplay of likeminded spirits. Dagnino's poems offer observant insights into nature's ever changing phenomena and her commentary on her state of mind while observing these sights. The poems suggest new comprehensions about these expressions and cross each other, thus her poetic art, in its delivery, refers to itself. As can be heard on "Chant VI" where she recites: "you can hear words multiply; the variations thicken with words, the words thicken with religions." She does not attempt to accommodate her reading to the sounds or rhythms and it obvious that the music is meant to encompass the poems. The improvised segments are inventive and set the atmosphere for the observations and the inner turmoil delivered in the suggestive poetic lines, often as introductions and epilogues. On "Chant V" the music softens the distant and pessimistic words: "the human meetings are illusions of symposiums in the latest fashion, where we do not learn to die" and on "Chant VII" it emphasizes the reserved anger. 

This is a highly original and rewarding album. 

Eyal Hareuveni, All About Jazz, USA, October 2012

 

  ...a disc in which two so far and so close arts - music and poetry - are joined, a disc in which they also are separated and here is the key to the reading for this album (...) four musicians with a lot of common experiences, a continuous dialogue, a wormly, passionately shared artistic dimension. A well-matched group able to create coherent expression, colors, sound and rhythm...  

Nicola Catalano - Battiti, RAI Radiotre - September 13, 2012  

   

 

...Un disco in cui si riesce a tenere insieme due arti così vicine e così lontane, la musica e la poesia, un disco in cui si riesce a tenerle anche separate è proprio qui la chiave di lettura di questo album (...) quattro musicisti che hanno grande esperienza in comune, un dialogo continuo, una dimensione artistica che dividono proprio con grande calore, con grande passione anche, si trovano bene insieme sia per espressione, per colori, per suono e per ritmo...  

Nicola Catalano - Battiti, RAI Radiotre - September 13, 2012  

 

 

Ms. Dagnino has performed here at DMG on a couple of occasions and knows how to network since she always gets a handful of gigs when she comes to town. This is Erika's second disc with Italian violinist Stefano Pastor who now has some ten or so discs out on the Slam label. Mr. Pastor and Mr. Haslam, who runs Slam, have worked together previously on several discs. Mr. Waterman also has a few discs out on the Slam label as well. The combination of bari sax or tarogato, trumpet and violin is a strong combination. Ms. Dagnino speaks in English with her words printed and translated into Italian in the liner notes. Erika's words usually fascinating and take some time to absorb and consider. While Haslam on bari and Waterman on muted trumpet often play with a warm tone, Mr. Pastor likes to push things out even further sometimes adding some electronics to his sound. Erika's voice is used sparingly so that the rest of trio get a chance to stretch out at length. Improv-wise, this is a strong disc with often intense interplay and a revolving series spirited music with incisive words worthy considering.  

Bruce Lee Gallanter, Downtown Music Gallery, New York September 2012  

 

 

La lunga collaborazione della poetessa Erika Dagnino  con il violinista Stefano Pastor  ed ora insieme agli altri due musicisti inglesi, George Haslam  al sax tenore ed al tarogato e Steve Waterman  alla tromba ha prodotto un risultato originale, che va a mettersi insieme ad altre incisioni in cui i versi e le note si incontrano in un intreccio che dà risalto ad ambedue le arti. Lei è da sempre molto speciale nella sua forma espressiva, nei suoi versi che cercano sempre il conflitto sonoro, la forma trasgressiva e la lontananza dai languori e dalle lascivie dei suoi colleghi colpiti dal sentimentalismo. Lo dimostra ancora qui, con motivi che esulano dall´ovvio, già con i versi iniziali del Chant I che descrivono motivi inusuali, il cerchio in cui si può inscrivere qualcosa e le strisce di DNA tumefatto e le macchie opache. Recita in inglese, ed il tutto suona ancora fresco, brillante, anche nell´altra lingua le parole acquistano nuovi ritmi. Il tutto è avvolto dai suoni degli strumenti, gioiosi di intrecciarsi in trame di libertà, di temi che appaiono all´improvviso, di improvvisare senza che si dia loro un limite o un confine. Il sax baritono va per le sue vie gravi ed il violino di Pastor si allontana da quelle del classicismo, mentre la tromba di Waterman appare lirica, distesa, quasi a rappresentare il lato più sensibile, più ricettivo del gruppo verso sentimenti espressi in modo indiretto, presenti ma su linee sotterranee. Il booklet con il poema della Dagnino in inglese ed in italiano e le liner notes di Gennaro Fucile contiene tutto il necessario.  

Vittorio Loconte, Music Zoom, Italy settembre 2012

   

 

The long association of the poet Erika Dagnino with violinist Stefano Pastor and now along with two other British musicians, George Haslam on baritone sax and Tarogato and Steve Waterman on trumpet produced a different result, that is to get along with other recordings in which verses and notes come together in a plot that emphasizes both to the arts. She has always been very special in her expressive form, in her verses that are always looking for the sound conflict, the unconventional shape and the distance from languor and licentiousness of her colleagues affected by sentimentality. The shows are still here, with reasons beyond the obvious, already with the opening verses of The Chant describing unusual reasons, the circle in which you can inscribe something and strips of DNA swollen and dull spots. Reads in English, and everything still sounds fresh, bright, even in the other language words assume new rhythms. The whole is surrounded by the sounds of the instruments, and overjoyed to weave in plots of liberty, themes that appear suddenly, to improvise without having to give them a limit or boundary. The baritone sax is serious in his ways and violin Pastor departs from those of classicism, while the trumpet of Waterman is lyrical, relaxed, almost to represent the more sensitive side, more receptive to the group's sentiments expressed in an indirect way, present but of underground lines. The booklet with the poem of Dagnino in English and Italian and liner notes by Gennaro Fucile  contains everything you need.  

 

Vittorio Loconte, Music Zoom, Italy September  2012